In un pronto soccorso o, in generale, in una struttura ospedaliera il personale deve essere sempre pronto a prestare la migliore assistenza possibile ai pazienti. Tutti noi ci aspettiamo questo da medici e infermieri quando siamo costretti a ricorrere alle loro cure. Ci aspettiamo il meglio della competenza, della disponibilità e della celerità, ma gli operatori sanitari non sono macchine, sono anch’essi degli esseri umani sottoposti a uno stress tremendo. Cosa può fare un operatore sanitario quando si trova nel bel mezzo di situazioni difficili e stressanti? Non le può cambiare, questo è sicuro, ma può almeno ridurle utilizzando delle semplici tecniche. Una di queste si chiama la “Tecnica dei tre respiri”. Si tratta di portare consapevolmente l’attenzione al proprio respiro per tre volte. Sentire l’aria che entra el’aria che esce senza badare né alla lunghezza del respiro né a cercare di modificarlo in alcun modo. Si può fare in qualsiasi momento. Ad occhi aperti, ad occhi chiusi, da soli, in mezzo alla gente e perfino nel caos di un pronto soccorso. E’ un piccolo gesto che regala da subito un pò di sollievo. Come aprire la finestra in una stanza piena di fumo. Lascia entrare quel tanto di aria che ci permette di sopravvivere fino all’arrivo dei vigili del fuoco.Certo, più volte apriamo la finestra nel corso della giornata e più fumo facciamo uscire dalla nostra testa, ma anche quel poco è sicuramente meglio di niente.
Ecco come viene descritta nel corso del ritiro on line “Tre mesi con il corpo”, organizzato dai monaci del monastero zen di Plum Village, nella tradizione di Thich Nhat Hanh, monaco buddista zen tra i maggiori esponenti del pacifismo mondiale. (plum village – wake up italia)
LA PAUSA COSCIENTE
Una tecnica semplice, ma molto efficace, è la cosiddetta “pratica dei tre respiri”. Normalmente ci sono molti momenti nella giornata in cui “rinveniamo”, ossia ci ritroviamo semplicemente consapevoli.
Sfortunatamente, molto spesso questi momenti durano solo pochi secondi; subito dopo ricadiamo in
uno stato di sonno a occhi aperti, in cui siamo per lo più inconsapevoli, persi nei pensieri o nel nostro
dramma personale. L’osservazione diretta confermerà la verità di ciò. La pratica dei tre respiri ci aiuta a estendere questi momenti di consapevolezza, non solo durante la seduta, ma per tutta la giornata.
La pratica dei tre respiri consiste nell’inserire una pausa cosciente nel solito stato di sonno a occhi
aperti, una pausa lunga quanto la durata di tre respiri completi. Ecco come si fa: ogni volta che
“rinvenite” per un attimo, formulate l’intenzione cosciente di restare lì almeno per la durata di tre respiri completi. Non occorre che vi concentriate sul respiro, ma portate la consapevolezza all’intera
esperienza del momento, comunque essa sia.
Ad esempio, se vi “svegliate” in una condizione di impazienza, non cercate di diventare pazienti. Vi
limitate a sentire, a sentire pienamente, la qualità viscerale dell’esperienza del momento presente,
inclusa l’impazienza e tutto il resto. La consegna è abitare l’esperienza per la durata di tre respiri
completi.
La pratica dei tre respiri aiuta a coltivare una sensazione molto netta di “essere qui”. Provate a fare un piccolo esperimento: innanzitutto portate l’attenzione al vostro respiro, percependo la frescura dell’aria che entra dalle narici. Restando con la sensazione del respiro, portate l’attenzione all’esperienza globale del corpo. Ora state con questo, con la massima attenzione che vi è possibile, per la durata di tre respiri completi.
Uno dei motivi per cui la pratica dei tre respiri è così utile è che si può fare senza ricorrere a uno
sforzo intenso o prolungato. È breve e semplice, e la si può ripetere molte volte nel corso della
giornata indipendentemente dall’umore. In effetti, cimentarsi nell’esercizio potrebbe essere altrettanto
utile sia quando siamo felici e spensierati sia quando siamo giù di corda.
Tutti sappiamo che il semplice desiderio di svegliarsi non basta; le forze che presiedono al sonno sono potenti e infaticabili. Eppure, questa semplice pratica, che spesso non offre particolari difficoltà, può iniziare a introdurre attimi di chiarezza e presenza nell’ordinaria nebbia del sonno a occhi aperti.
Riposate nel presente e ricordate a voi stessi di sentire quello che c’è per almeno tre respiri completi.
STARE CON IL DISAGIO
Un altro uso interessante e molto efficace della pratica dei tre respiri è quando ci troviamo nel mezzo di un’esperienza dolorosa e angosciosa. Di solito è molto difficile restare attenti in quei momenti, dato che abbiamo una naturale avversione al disagio. Ma con l’aiuto della pratica dei tre respiri è spesso possibile venire a patti con le resistenze dell’io, dicendogli che resterete con il disagio solo per la durata di tre respiri.
L’io è disposto a questo compromesso perché conserva l’illusione del controllo, che è il suo principale obiettivo. Quindi la pratica consiste nel dire alla mente piccola che sentirete il disagio per tre respiri completi, dopodiché potrete decidere a cosa rivolgere l’attenzione. Siate certi di non rompere il patto: dopo i tre respiri permettetevi di scivolare verso le solite distrazioni. Poi, dopo un po’, riproponete l’accordo, sentendo il disagio per altri tre respiri alla volta.
La cosa sorprendente di questa particolare versione della pratica dei tre respiri è la pronta
accondiscendenza dell’io. Spesso la nostra resistenza rende le esperienze difficili ancora più difficili.
Ma quando si scioglie, appare chiaro che non stavamo resistendo ad altro che a una serie di pensieri di cui siamo convinti, accompagnati a volte da sensazioni fisiche intense. Più entriamo
deliberatamente in rapporto con questi attimi di sofferenza, più comprendiamo che rifiutare
l’esperienza è più doloroso che sentirla appieno. Impariamo questa lezione fondamentale tre respiri
alla volta.
di Ferdinando Gaeta home page .