Sanitari Consapevoli

mindfulness, meditazione,tecniche di riduzione dello stress e operatori sanitari

Adesso, per favore, non chiamateci più eroi.

doctor stressSì, molti lo sono stati e molti lo sono tuttora. Eroi due volte  perché da operatori sanitari hanno affrontato, e affrontano,  i rischi del covid sapendo bene a cosa andavano, e vanno, incontro.Molti hanno perso la vita. Moltissimi si sono sacrificati in turni massacranti senza nemmeno fiatare e tutti, indistintamente,  abbiamo lottato con i problemi di sempre, elevati dal covid all’ennesima potenza:  mascherine introvabili, carenza di personale, burocrazia, burnout, innalzamento dell’età pensionistica, aggressioni, mancanza di turn over, stress, ecc.  Eppure, in qualche modo, abbiamo retto e … allora ci hanno chiamato eroi. E pensare che fino al giorno prima  dicevano che sprecavamo i soldi pubblici. Per decenni lo sport nazionale è stato quello dei tagli alla sanità. Qualche simpaticone  ci ha perfino chiamati fannulloni.  Ma in tutti questi anni, nonostante tutto, abbiamo continuato a fare il nostro dovere. Adesso però, una volta reso onore a chi ha sacrificato la propria vita per salvare quella degli altri,   come tutti hanno riconosciuto,  dal presidente della repubblica ai semplici cittadini che in tante occasioni ci hanno dimostrato il loro affetto,  a tutti diciamo la stessa cosa: non siamo eroi e, in ogni caso, ora non è tempo di eroi. Non abbiamo bisogno del sergente York o del  compagno Chapayev  per tenere alto il morale delle truppe.  Né di slogan. E nemmeno dell’arma segreta che ci farà vincere la seconda guerra mondiale perché la guerra  l’abbiamo già persa. L’abbiamo persa nel momento in cui il virus è uscito dalla Cina ed è stato, da troppi,  preso sottogamba. Ora è essenziale terminare questo conflitto  al più presto, ricostruire le case distrutte dalle bombe  e adoperarsi affinché in futuro non ci siano più di queste catastrofi o perlomeno ve ne siano il meno possibile. Ma prima bisogna farsi delle domande e pretendere delle risposte altrimenti alla prossima pandemia ci ritroveremo punto e a capo. Dobbiamo farlo adesso finché ci sono le macerie che fumano. Quando si spegneranno le telecamere sul covid-show nessuno sarà più disposto a parlarne.

Bisogna chiedersi, per esempio …

  • Se in caso di pandemia ogni nazione, a volte addirittura ogni regione, fa come gli pare e piace, a che serve l’Organizzazione Mondiale della Sanità?
  • I paesi europei hanno in comune solo le politiche economiche o anche quelle sanitarie? Esiste una salute pubblica comune  in Europa? Uno stato membro dell’Unione può prendere decisioni in campo sanitario senza concordarle con gli altri governi? Può decidere, al suo interno,  di tenere aperte tutte le attività mentre magari lo stato confinante è in lockdown? Un po’ come se Milano fosse chiusa e a Monza si andasse in discoteca…
  • I virus quando attraversano stati e continenti hanno bisogno del passaporto o basta la carta d’identità?
  • Un politico può parlare di virus senza averne le competenze? Se sì, il mio amico Giuseppe, di professione tabaccaio, lo può operare di appendicite?
  • Quando finiscono le pandemie, i virus dove vanno?
  • Se due virologi fanno pubblicamente affermazioni opposte sullo stesso argomento, esiste un organismo che, gentilmente, ci possa dire chi dei due ha ragione e magari sanzionare chi dice cose inesatte, se sono inesatte?
  • Esiste una relazione tra la diffusione dei virus e l’inquinamento atmosferico?
  • Se in strutture sanitarie diverse ci sono state percentuali di contagi e decessi differenti, c’è un motivo? O è tutto un caso?
  • L’attuale organizzazione sanitaria italiana è  tutta perfetta?
  • Quando si afferma che una struttura sanitaria è un’eccellenza; esattamente, cosa significa in italiano?

 

Le domande potrebbero continuare ancora, ma è bene che ognuno faccia, e si faccia,  le proprie.

Arrivederci alla prossima pandemia…

Ferdinando Gaeta, operatore sanitario

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