Quello dei marines è il corpo più duro e rispettato delle forze armate statunitensi. Un corpo dove per arruolarsi bisogna affrontare prove molto impegnative, prove che non tutti riescono a superare; senza parlare del successivo addestramento a cui devono sottoporsi le reclute prima di poter diventare dei veri marines. Bene, proprio in questo corpo macho per eccellenza è entrata la meditazione, sfatando così il mito che a praticarla siano solo pacifici mistici o guru indiani dal corpo filiforme.
Un primo esperimento con ottimi risultati fu fatto nel 2011 su 160 marines volontari e più recentemente un gruppo di militari, provenienti da quattro plotoni del Marine Corps Base Pendleton nell’Oregon, hanno partecipato a un corso di meditazione mindfulness della durata di otto settimane. Lo studio, pubblicato sul Journal of Psychiatry, ha dimostrato che l’integrazione delle pratiche meditative nell’allenamento di routine dei soldati può essere un ottimo modo per ridurre i tassi crescenti di problematiche legate allo stress. Il corso comprendeva lezioni in classe sulla meditazione ed esercizi da compiere a casa. Oltre a ciò, era prevista una formazione sulla interocezione: la capacità di ascoltare le sensazioni interne al proprio essere quali il respiro, la peristalsi gastrointestinale, il senso di fame e sazietà, ma anche la cognizione del dolore e delle altre emozioni, e aiutare così il corpo a regolare il suo equilibrio chimico-fisico generale.
Al termine delle otto settimane, i marines, insieme a un gruppo di controllo che non aveva frequentato il corso, hanno partecipato a una giornata di finto combattimento. La battaglia si è svolta su un’area di 32.000 metri quadrati strutturata in modo da assomigliare a un villaggio rurale del Medio Oriente. I partecipanti hanno pattugliato il villaggio, hanno avuto un incontro con il capo del villaggio e hanno risposto a un agguato altamente realistico.
A fine giornata sono stati eseguiti controlli medici su tutti i militari e si è visto che le frequenze cardiache e respiratorie di quelli appartenenti al gruppo mindfulness tornavano alla normalità più velocemente rispetto a quelle del gruppo di controllo. Inoltre i livelli ematici di un neuropeptide spia hanno mostrato anche un miglioramento della funzione immunitaria. “Non è una pratica religiosa -precisa Jeffery Bearor, vicedirettore dell’addestramento del corpo dei marines- è una tecnica per preparare la mente a rispondere con più calma a situazioni di stress estremo in modo da fornire ai marines uno strumento per la regolazione dei livelli di ansia prima che sviluppino disordini post traumatici o altri problemi”
La meditazione però, non ha fatto presa solo sul corpo dei marines. Corsi su tale pratica sono stati condotti anche nella prestigiosa accademia militare di West Point, mentre Norwich, la più antica accademia militare degli Stati Uniti, ha introdotto in modo permanente la Meditazione Trascendentale nel suo programma di formazione.
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